AQUILA REALE Aquila chrysaëtos (Linnaeus, 1758)

èquila, Aquila

Codice EURING 02960

TOTALE elementi CTR
3
0.6 %
Nidificazione certa
1
0,2 %
Nidificazione probabile
0
0 %
Nidificazione eventuale
2
0.4 %

CARTA

IMMAGINE

Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è sedentaria, migratrice, svernante e nidificante irregolare; nel 1999 è tornata a nidificare dopo 40-50 anni di assenza.

Nell’Appennino Tosco-Emiliano è presente una popolazione di circa 15 coppie nidificanti (Chiavetta 2001) oltre a vari adulti e subadulti non territoriali. Le esigenze principali dell’Aquila consistono in ampi territori di caccia aperti, (praterie sommitali, pascoli, cespuglieti radi e in genere aree non coltivate con copertura arborea discontinua), e siti adatti per la nidificazione, che alle nostre latitudini avviene regolarmente su pareti di roccia e solo eccezionalmente su alberi (Cramp e Simmons 1980).
L’Aquila in Appennino, anche se a volte può disporre di pareti di dimensioni notevoli, per le caratteristiche del territorio spesso si deve adattare a piccoli balzi relativamente accessibili su versanti ripidi boscati (Fasce e Fasce 1992). I siti di nidificazione si trovano generalmente a quote inferiori ai territori di caccia, sui versanti di vallate strette o gole in cui il nido rimane riparato da venti ed intemperie: più raramente si trova in quota e in posizioni esposte.
Nel corso dell’indagine si sono evidenziate nella Provincia tre aree potenzialmente idonee per la specie. Il primo territorio è collocato ad altitudine intorno a 900 metri. Dall’inizio degli anni ‘90 è stato frequentato da una coppia di subadulti, che dopo qualche anno ha raggiunto la maturità e tentato la nidificazione già nel 1995 durante i rilevamenti per l’Atlante. Il tentativo non ha avuto successo a causa della scomparsa del maschio durante la cova: nonostante sia stato sostituito immediatamente da un subadulto già osservato in zona, la cova si è interrotta. Nel 1999 la coppia si è riprodotta con successo per la prima volta dopo circa 50 anni di assenza dalla Provincia portando all’involo un giovane.
Il secondo territorio è un sito storico prossimo al crinale appenninico in cui la specie si è riprodotta fino agli anni ’50 su una piccola parete, su cui era ancora visibile all’inizio dell’indagine un nido di discrete dimensioni in buono stato di conservazione. Il territorio è frequentato regolarmente dagli anni ’70 da individui isolati o da una coppia, costituita spesso da almeno un subadulto tra i due componenti. Immediatamente dopo il termine dei rilevamenti per l’Atlante questa coppia, composta da un maschio adulto ed una femmina decisamente più giovane, ha tentato la riproduzione senza esito positivo per più stagioni successive.
Un terzo territorio frequentato regolarmente da uno o più individui immaturi in cui negli anni dell’indagine e quelli immediatamente successivi non si sono avuti tentativi di nidificazione, è compreso in una zona aperta a più bassa quota. Per alcuni anni, almeno uno di questi subadulti ha frequentato un vallone sormontato da una parete di roccia su cui aveva fissato il sito del riposo notturno: non si è mai giunti alla formazione di una coppia nonostante la relativa idoneità del sito e che l’individuo avesse assunto nel tempo l’abito dell’adulto.
La ricolonizzazione della Provincia è avvenuta grazie ad alcune circostanze favorevoli: innanzitutto un trend positivo della specie in tutto l’arco alpino che probabilmente porta giovani e subadulti a disperdersi anche lungo la catena appenninica. In secondo luogo la presenza di ungulati, consolidatasi negli ultimi anni, che rappresentano un’importante fonte alimentare. Infine può avere avuto qualche importanza la perimetrazione di aree protette intorno ai siti di nidificazione.
Inserita nella Lista rossa nazionale come specie vulnerabile, e nella Lista rossa dell’Emilia-Romagna come specie minacciata di estinzione (Gustin et al. 1997). Specie di interesse comunitario classificata da BirdLife International come SPEC 3 (specie con status di conservazione sfavorevole e popolazione non concentrata in Europa).
Per quanto la situazione locale mostri segnali incoraggianti, si possono individuare vari fattori che mettono a rischio le coppie esistenti nel comprensorio appenninico. Innanzitutto si verificano periodicamente morti per abbattimenti illegali o altre cause antropiche. Dopo la conclusione dei rilevamenti per l’Atlante nell’autunno 2000 è stato trovato nel Modenese un individuo abbattuto da un fucile da caccia. Sono noti altri episodi di Aquile abbattute e il caso di un immaturo catturato con una tagliola nei primi anni ‘90 in Romagna (Ciani com. pers.). Un altro individuo, presumibilmente un giovane dell’anno, è stato ritrovato folgorato sotto un elettrodotto nel 2000 sempre in Romagna (Scaravelli com. pers.). Motivi di disturbo gravi al nido possono individuarsi in attività estrattive, lavori forestali, attività del tempo libero come ricerca funghi, escursionismo, arrampicate, parapendio, ed anche fotografia naturalistica o bird-watching condotti senza le necessarie cautele. Infine la riforestazione dei territori montani abbandonati, precedentemente destinati a pascolo in quota o a foraggiere, è considerata fattore limitante grave che potrebbe portare ad un calo intorno al 10% della popolazione italiana nei prossimi anni (Pedrini e Sergio 2001)

Mario Bonora

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