Garza neigra (Giglioli 1886), Argaza (Bacchi della Lega),
Argaza Da La Coda Longa (Liverani-Imola)
Codice EURING 15490
TOTALE elementi CTR |
|
|
Nidificazione certa |
|
|
Nidificazione probabile |
|
|
Nidificazione eventuale |
|
|
Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è sedentaria, nidificante e migratrice irregolare; nel periodo 1995-1999 è stata stimata una popolazione nidificante di 1.500-2.500 coppie.
Frequenta prevalentemente ambienti planiziali e di collina, anche se sulle Alpi nidifica in alcune vallate a quote superiori ai 1.000 metri (Rolando 1995). In Provincia di Bologna è comune ed in espansione negli ultimi anni. E legata alla presenza di alberi anche di modeste dimensioni su cui nidifica e di spazi aperti in cui si alimenta, generalmente restando in prossimità degli alberi.
E diffusa uniformemente nella pianura, dove è favorita da una certa diversità ambientale (canali, siepi, zone umide): il 57% delle osservazioni è riferito a questo comprensorio; la mediana dellaltitudine è 30 m. s.l.m.. In ambiente collinare è soprattutto frequente lungo le aste fluviali: risale in modo disomogeneo le vallate dove preferisce nidificare in fondovalle alla quota più bassa possibile. Sembra prediligere le valli aperte: colonizza in profondità quelle ampie del Setta e del Reno, mentre si arresta molto più in prossimità della pianura nel Savena e Idice, appena diminuisce la superficie coltivata e aumentano acclività e copertura forestale. Il 36% delle osservazioni in Provincia riguarda la fascia collinare al di sotto dei 500 metri. Al di sopra di questa quota in cui ricade solo il 7% delle osservazioni diventa sempre meno abbondante. Laltitudini maggiore a cui sono stati trovati nidi è intorno a 800 metri: nella zona del Monte Vigese, Monte Belvedere (Gaggio Montano), torrente Dardagnola (Castelluccio modenese), alto Reno (Monte Torraccia).
La Gazza, in espansione, ha colonizzato nellultimo decennio anche gli ambienti urbani, da dove compie spostamenti anche di una certa entità per raggiungere le aree di alimentazione.
E una specie opportunista al pari di altri Corvidi, in grado di sfruttare molte fonti alimentari: vegetali, invertebrati, uova o pulli di Uccelli, animali uccisi sulle strade, e frequenta le discariche di rifiuti. In inverno mostra un accentuato gregarismo sui siti di alimentazione e sui dormitori: sono noti dormitori comuni di varie decine di individui nelle valli dellIdice e del Sillaro (Colombari e Bonora oss. pers.).
Il nido è sferico, con una copertura a cupola e unentrata laterale. La costruzione inizia molto presto in inverno, e si prolunga per alcuni mesi in quanto la coppia appronta vari nidi con grado variabile di finitura, in uno solo dei quali si riproduce. Non sembra avere predilezioni né per le specie né per la tipologia di distribuzione degli alberi: i nidi si trovano indifferentemente su alberi isolati, in pioppeti coltivati, vegetazione igrofila e ripariale, siepi di robinie, parchi, terrapieni ferroviari, alberature stradali. Laltezza varia tra un paio di metri e oltre dieci metri. Non di rado nidifica su tralicci metallici a media tensione e qualche volta in pianura sulle mensole di pali in cemento di linee elettriche: in questo ultimo caso il nido è a coppa e non sferico ed è più esposto presumibilmente allazione dei predatori. I nidi sono di dimensioni relativamente grandi e molto evidenti ad inizio riproduzione sugli alberi ancora spogli, ragione per cui le nidificazioni certe sono così frequentemente riportate nellindagine.
Come altri Corvidi può avere un impatto su Galliformi di interesse venatorio o su determinate attività agricole: è oggetto di piani di controllo ufficiali, ma spesso di azioni illegali non selettive come sparo al nido e disseminazione di esche avvelenate, che costituiscono un grave pericolo per altre specie o animali domestici.
I vecchi nidi, che generalmente non riutilizza per cove successive, hanno importanza fondamentale per vari Falconiformi (Gheppio, Lodolaio e recentemente Falco cuculo) e Strigiformi (Gufo comune ed Assiolo): si deve alla Gazza per esempio la notevole abbondanza di questultimo nella valle del Sillaro.
Mario Bonora