MERLO DAL COLLARE Turdus torquatus (Linnaeus, 1758)

Nome dialettale inesistente

Codice EURING 11870

TOTALE elementi CTR
2
0,4 %
Nidificazione certa
0
0 %
Nidificazione probabile
1
0,2 %
Nidificazione eventuale
1
0,2 %

CARTA

IMMAGINE

Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è migratrice, svernante, nidificante; nel periodo 1995-1999 è stata stimata una popolazione nidificante di 1-3 coppie.

Il Merlo dal collare è distribuito su tutto l’arco alpino (Parodi 1993), generalmente a partire da altitudini superiori ai 1.000 m. s.l.m. fino al limite della vegetazione arborea. Frequenta boschi di conifere, formazioni a Pino mugo, cespuglieti a Ontano verde, radure e margini dei pascoli. Al contrario in Appennino è stato segnalato nidificante soltanto in poche stazioni in Abruzzo (Parodi 1993), in Romagna (Ceccarelli e Foschi 1986) e nel Modenese (Giannella e Rabacchi 1992) a quote relativamente elevate. Nel Parmense è segnalato nidificante con un esiguo numero di coppie (Ravasini 1995). Qualche osservazione, senza prove di nidificazione, è disponibile per le Alpi Apuane e l’Appennino aretino (Tellini Florenzano et al. 1997).
Nella Provincia di Bologna è risultato uno dei Turdidi più rari, probabilmente a causa della scarsità degli ambienti adatti limitati alle valli dell’alto Dardagna ed alto Silla nel comprensorio del Corno alle Scale. Qui è stato rinvenuto durante l’indagine in due soli elementi CTR, in prossimità del lago Scaffaiolo presso un rimboschimento giovane di abete rosso e lungo gli impianti di risalita del Monte Cupolino dove un maschio in canto è stato osservato posato sui piloni metallici al limite della faggeta. Non si sono avute prove di nidificazione. In entrambi i casi si trattava di praterie sommitali sopra i 1.500 m. s.l.m. al limite di rimboschimenti di conifere o di faggete cedue.
In anni successivi, in corso di rilevamenti mirati a questa specie, il Merlo dal collare non è stato più ritrovato e si può credere che anche in Provincia di Bologna come già segnalato nel Forlivese per Campigna e monte Falterona (Gellini e Ceccarelli 2000) le poche coppie presenti stiano scomparendo.
Nel passato, alla fine degli anni ‘70 era presente anche nel comprensorio del Monte la Nuda (Balugani, oss. pers.) a poca distanza dagli individui riportati sopra, anche in questo caso in prossimità di rimboschimenti giovani al di sopra dei 1.500 metri di quota.
La conservazione della specie sembra legata a fattori non controllabili localmente, come per esempio variazioni climatiche nell’areale di svernamento o di riproduzione. L’antropizzazione delle praterie d’alta quota legata ad attività sciistiche o ricreative a può costituire un fattore limitante ma solo marginale.
Specie classificata da BirdLife International come SPEC 4 (specie con status di conservazione favorevole e popolazione concentrata in Europa).

Mario Bonora

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