PERNICE ROSSA Alectoris rufa (Linnaeus, 1758)

Pernis

Codice EURING 03580

TOTALE elementi CTR
25
5,2 %
Nidificazione certa
2
0,4 %
Nidificazione probabile
7
1,4 %
Nidificazione eventuale
16
3,3 %

CARTA

IMMAGINE

Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è sedentaria e nidificante; nel periodo 1995-1999 è stata stimata una popolazione nidificante di circa 500 coppie.

Fino al XIX secolo, l’areale di questa specie non comprendeva la Provincia di Bologna: le popolazioni autoctone presenti nell’Appennino settentrionale arrivavano al territorio di Piacenza e Parma come massima espansione verso est (Spanò 1992). Esistono segnalazioni storiche riportate da Zangheri (1938) per la Romagna così come da Pandolfi (1995) per l’Ascolano ed il Pesarese da interpretare con cautela. Specie di grande interesse venatorio, è stata oggetto negli ultimi decenni di massicci ripopolamenti e introduzioni (Spanò et al. 1985), che hanno portato alla colonizzazione più o meno continua di tutta la fascia collinare e montana della Regione: raggiunge la massima densità tra 200 e 800 m. s.l.m., con alcune coppie che si stabiliscono anche a quote superiori (Toso et al. 1999). Necessita di ambienti aperti e soleggiati, ad elevata diversità ambientale: coltivazioni non intensive inframmezzate da siepi, pascoli cespugliati, calanchi. Non frequenta zone con fitta copertura arborea. L’alimentazione è costituita da semi di piante selvatiche e cereali, con una discreta quota di radici, bacche e parti di vegetali erbacei. Gli invertebrati rientrano nella dieta in misura minore: la tecnica di alimentazione consiste nella ricerca del cibo a terra con il becco, senza uso importante del razzolamento. Anche i pulcini dopo i primi giorni di vita si alimentano in prevalenza di semi e vegetali; la componente di invertebrati pur necessaria nelle prime settimane è notevolmente inferiore a quella assunta da altri Galliformi.
Durante l’indagine, la Pernice rossa è stata osservata nel 5% circa degli elementi CTR. A parte poche osservazioni in pianura, in zone a vocazionalità bassa dovute evidentemente a rilasci per motivi venatori, la maggior parte dei rilevamenti ricade nella fascia di collina tra 100 e 250 metri, individuata anche dalla Carta delle Vocazioni Faunistiche come quella più idonea; sopra i 500 metri è stata rilevata in meno di dieci elementi. Una maggiore frequenza delle osservazioni riguarda le valli di Idice, Sillaro, Sellustra caratterizzate da ampi spazi aperti a calanco e cespuglieti, spesso con pascolo semibrado di ovini e bovini. Le popolazioni della Provincia, di origine artificiale, subiscono marcate fluttuazioni dovute a ripopolamenti e al prelievo venatorio. Soltanto alcuni piccoli nuclei insediati in aree protette o sottoposte a ridotta attività di caccia sono presumibilmente autosufficienti e stabili.
Fattori limitanti importanti che rendono meno idoneo il territorio Provinciale per questa specie si possono individuare nell’abbandono delle attività agricole e pastorali nella fascia collinare e nella successiva riforestazione, che rende minore la disponibilità di cibo e difficoltoso lo spostamento sul terreno.
La specie è classificata da BirdLife International come SPEC 2 (specie con status di conservazione sfavorevole e popolazione concentrata in Europa).

Mario Bonora

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